Assieme alla valanga di commenti entusiastici, due hanno espresso opinione negativa riguardo la scelta del film. Rispettiamo il parere e troviamo giusto renderlo noto, dando la nostra motivazione.


Assieme alla valanga di commenti positivi ricevuti anche nelle due serate dedicate a Gran Torino, ci sono state due voci fuori dal coro.
Ci fa piacere pubblicarli e renderli noti, perché rappresentano una critica negativa e, in fin dei conti, quello che ci proponiamo con questo progetto è proprio questo: sviluppare nei ragazzi e nelle ragazze un senso critico, educare alle immagini, in modo da leggerle in maniera consapevole e non farsi travolgere e manipolare da esse.
Gli adolescenti di oggi sono esposti in in maniera enormemente più ‘feroce’ rispetto a quanto lo eravamo noi alla loro età. Spesso quello che guardano al di fuori del controllo degli adulti è molto più violento – truce – pieno di parolacce e sesso delle cose che noi ci immaginiamo ‘non adatte a loro’.
Gran Torino è un film che necessariamente deve passare dalla violenza per affermare la grandezza del suo contrario. Ne abbiamo parlato, sviscerando l’argomento in classe con la cura che merita il film, ma soprattutto che meritano i ragazzi.
Alla fine, è racchiuso tutto in questo concetto il senso di quello che facciamo:
accompagnarli, in un momento in cui quella passiva e solitaria è ormai la norma, in un’esperienza di visione condivisa.
Solitaria, sì, visto che l’andare al cinema sta diventando una pratica sempre più rara.
Noi siamo felici di aver constatato che i ragazzi e le ragazze hanno colto il messaggio del film, ben al di là delle nostre aspettative.
Infine, ci piace la critica, sì, ma costruttiva. Perché se a 13/14 anni questi ragazzi sui loro telefonini hanno già visto cose “che voi umani…“, forse su un palco, a parlare in pubblico con un microfono in mano, non ci sono saliti mai, e scrivere che sono stati imbarazzanti non è aiutarli a crescere, ma farli sentire inadatti, e bloccare la loro libera espressione, il loro coraggio.
Foto di copertina by Kelly Sikkema su Unsplash