film, Gran Torino, IL PROGETTO

Personale e prezioso commento di Adelaide Fagotti, alunna della 3F, su GRAN TORINO.

Un commento che dice molto sulla sensibilità e il tatto con cui è stato analizzato e compreso il film GRAN TORINO: un applauso ad Adelaide Fagotti e alle sue belle parole!

Da leggere tutto d’un fiato!

Ieri sera è stato incredibile: le luci illuminavano il palco come raggi di sole dolci, perché non bruciavano. Le poltrone invece erano rosse come se il sangue di Walt ci fosse schizzato addosso malinconico. Un finale inaspettato, preciso e nostalgico, proprio come l’inquadrature misteriose che generalizzavano i volti, facendone scorgere solo la punta del naso. Poi la storia avvincente di un anzianotto burbero con i capelli bianchi come le vesti di un angelo, ci facevano capire che lui era morto dentro da tempo, ma nessuno ne scorgeva la tristezza, perché il suo sguardo burbero era per tutti da evitare. Poi quella macchina, verde come la speranza che qualcuno di onesto la tenesse con cura, un qualcuno che inizialmente era il suo più aspro nemico, uno a cui presterà un martello, facendosi modellare il cuore. E poi i colori delle etnie, i giardini rancidi contro quelli dell’erba tagliata con il righello, ma con i nani da giardino spezzati in volto. Un film con un cagnolino bianco panna, un prete giovane dall’animo buono rifugiato nella speranza di una fede, una donna morta ad inizio film, che ci fa capire la morte sotto gli occhi del burbero Walt, che tende a schiacciarci sotto la Chiesa, come a metterci in soggezione. E intanto la cagnolina abbaia felice, mentre dalle mani rugose di Walt passa a quelle giovani do Thao.

Adelaide Fagotti – 3F

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